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UNA PARTITA MAI BANALE

Ruzza SCO
Tra Scozia ed Italia non è esagerato parlare di sfide ed episodi eccezionali, sin da quel 5 febbraio 2000 che segnò il battesimo ufficiale del neonato Sei Nazioni

E a dire il vero la storia dei match fenomenali tra gli Azzurri e i britannici inizia anche prima, sin dal 24 gennaio 1998, data che cementa le ambizioni italiane di entrare nel torneo più antico del mondo per la palla ovale, l'allora Cinque Nazioni.

L'Italia è reduce nell'anno precedente dall'impresa nel ventoso e freddissimo Lansdowne Road contro l'Irlanda e dalla prima storica vittoria sulla Francia a Grenoble, che le vale la Coppa FIRA, ma che soprattutto determina le sorti future della nazionale allora guidata da Georges Coste, rivisto la scorsa settimana sulle tribune dello Stadio Sergio Lanfranchi di Parma, con alcuni dei suoi veterani di quel gruppo, da Massimo Giovanelli a Marcello Cuttitta, durante la sfida di Challenge Cup tra Zebre e Perpignan, cittadina pirenaica in cui è cresciuto come giocatore e allenatore.

Il 24 gennaio 1998 allo Stadio Monigo di Treviso, l'Italia impone alla Scozia, che solo poco più di dodici mesi dopo avrebbe trionfato nell'ultima edizione del torneo Cinque Nazioni, la sua legge, vincendo 25-21.

Segna 20 punti Diego Dominguez, l'eroe dei due mondi, nazionale dell'Argentina e dell'Italia poi, uno capace nella sfida ai Pumas di urlare a gran voce in spagnolo di volere palla, intercettarla e volare in meta sotto gli occhi esterrefatti dei giocatori albicelesti.

Nel finale, arricchisce la giornata magica la meta di Paolo Vaccari.

L'Italia è pronta per nuove avventure e lo dimostrerà sin dal 5 febbraio 2000, match d'esordio del Sei Nazioni che allo Stadio Flaminio di Roma vede arrivare proprio la Scozia detentrice del trofeo, guidata soprattutto dai punti al piede e dalla sagace regia di un certo Gregor Townsend, oggi capo allenatore degli highlanders.

Segna, manco a dirlo, 29 punti Diego Dominguez, che diventa subito il beniamino del pubblico di casa e viene portato in trionfo dai compagni al termine di una gara che la nazionale, allora allenata dal neozelandese Brad Johnstone, chiude 34-20 con ciliegina sulla torta della meta di Giampiero De Carli nel finale.

E' un pomeriggio di festa cui non ne seguiranno negli anni successivi molti. Bisognerà attendere addirittura tre anni, nel 2003, per la seconda affermazione nel Championship, questa volta ai danni del Galles per 30-22.

Tra una sfida e l'altra non mancano i momenti di gloria e continua a regnare un certo equilibrio. Come nel 2001, quando l'Italia perde a Murrayfield con soli 4 punti di distanza, 23-19, ma facendosi comunque rispettare e trovando con Mauro Bergamasco una delle mete individuali più belle di sempre nel torneo.

Una marcatura che convincerà un certo John Kirwan, poi capo allenatore della nazionale, che il terza linea patavino salito alla gloria internazionale tra Treviso e Parigi, sponda Stade Francais, potesse giocare come ala.

Un esperimento non sempre riuscito e una duttilità che in futuro farà provare al sudafricano Nick Mallett - con risultati, a onor del vero, non proprio lusinghieri - lo stesso Bergamasco addirittura come mediano di mischia a Twickenham.

Il terzo successo arriva di nuovo contro la Scozia il 24 febbraio 2004 per 20-14, con 15 punti marcati al piede dall'italo-sudafricano Roland De Marigny.

A creare un po' di brivido fu, però, la meta marcata dal tallonatore Fabio Ongaro. Touche ai cinque metri, schema con sorta di "furba" e l'ex Treviso e Saracens a siglare. Si passa molto tempo a rivedere l'azione al video, perché l'oggi tecnico degli avanti del Benetton sembra per un attimo perdere il controllo dell'ovale e schiaccia quasi più di pancia che in pieno controllo, tanto che probabilmente ai giorni nostri non verrebbe concessa.

Quel giorno, però, la meta viene assegnata, sollevando echi di proteste da parte del tecnico highlander Matt Williams e consentendo agli Azzurri di centrare in un colpo solo il terzo successo nella manifestazione e l'ingresso nella top 10 del ranking mondiale, scavalcando al nono posto proprio la Scozia e Samoa.

Di episodi al limite dell'incredibile e del surreale la storia dei confronti tra Italia e Scozia è, tuttavia, infarcita.

Nel 2007 sono due i confronti che oppongono le compagini. Il primo al Sei Nazioni il 24 febbraio 2007 a Murrayfield.

C'è chi - storia vera - dopo gli inni si è alzato dal divano al grido di "tanto i primi minuti saranno sicuramente di gioco tattico al piede e fasi di studio", perdendosi così gli 8' più folli di sempre nel torneo.

Tanto basta, infatti, agli uomini di Pierre Berbizier per partire con un incredibile tris. La Scozia va subito sulla difensiva rintanandosi nei propri ventidue. Mauro Bergamasco, ancora lui, stoppa un calcio e plana in meta.

Già sembra di assistere ad un sogno, ma quello che accade poco dopo diventa persino più irreale. I padroni di casa provano a reagire giocando tutto alla mano. Andrea "Pepe" Scanavacca - per una rara volta schierato da titolare all'apertura nonostante la nomea di miglior marcatore di sempre del campionato italiano tra la sua Rovigo e Calvisano e autore quel giorno di 22 punti complessivi - intercetta e vola al centro dei pali.

Persino i telecronisti non sanno come commentare quanto sta accadendo sotto gli occhi di un ammutolito Murrayfield, ma non è ancora finita.

Godman, preferito quel giorno in cabina di regia, prova il tutto per tutto allargando verso Sean Lamont sulla sinistra con un passaggio impossibile. Kaine Robertson, neozelandese equiparato per l'Italia, legge perfettamente la situazione, intercetta e scatta sotto l'H. Incredibile, ma vero: il tabellone segnapunti indica il punteggio di 0-21.

I padroni di casa riescono a capirci qualcosa nella seconda parte di frazione, marcando con Dewey, andando però al riposo sotto 10-24. Nella ripresa, Paterson, il miglior marcatore scozzese nei confronti diretti con l'Italia, vede il varco giusto lungo l'out e s'invola in bandierina, ma nel finale capitan Troncon suona nuovamente la carica, impostando la maul e mettendosi lui stesso a timonarla negli ultimi metri, per schiacciare la meta del definitivo 17-37, che regala all'Italia la prima storica vittoria esterna nel torneo Sei Nazioni.

Il giorno dopo sarà - altra rarità - proprio il volto di Alessandro Troncon a capeggiare sulle prime pagine dei principali quotidiani sportivi nazionali, mentre il 10 marzo l'Italia, sconfiggendo il Galles 23-20, centrerà la sua prima doppietta nella kermesse.

L'Italia non avrà, poi, la stessa fortuna nella Coppa del Mondo disputata più tardi quello stesso anno in Francia. Guidata ancora una volta da uno stoico Troncon, autore dell'unica meta e al passo d'addio alla nazionale, arriva a sfiorare il sogno della prima qualificazione alle fasi finali, con il calcio dell'estremo italo-francese Bortolussi nei minuti conclusivi che termina alla destra dei pali, lasciando la Scozia avanti 18-16 e qualificata ai quarti.

Nel 2008 arriva, però, una nuova vittoria, sempre nel segno di un episodio storico. L'Italia allenata da Nick Mallett schiera Andrea Masi all'apertura e promuove al primo anno capitano Sergio Parisse al posto di Marco Bortolami.

Ad estremo va, invece, Andrea Marcato, cresciuto nel Petrarca Padova e affermatosi poi a Treviso, principalmente con la maglia numero 10, dove l'Italia fatica da anni a trovare un degno erede di Dominguez.

Arrivano le mete di Hogg e una tecnica degli Azzurri, quella di Blair e i punti al piede dell'australiano Parks, ma anche la marcatura di Canale per il 20-20 che sembra ormai chiudere la partita in parità, quando Travagli vede Marcato azzerato e lo serve per il drop decisivo che manda in visibilio il pubblico del Flaminio.

In casa l'Italia continua ad imporsi anche negli anni successivi. Permane il problema atavico di trovare un regista nel 2010, quando viene proposto l'australiano naturalizzato in arrivo dal Rugby League, Gower, ma la battaglia ai calci contro Parks la innesca Mirco Bergamasco, prima dell'iniziativa di Canale che libera Canavosio in meta (unica dell'incontro) per il 16-12 definitivo.

In precedenza, nel 2009, a Murrayfield l'Italia viene sconfitta 26-6, ma curiosamente nei punti marcati va annoverato un drop messo a segno dal terza centro Sergio Parisse, che riporta la memoria al Zinzan Brooke formato Coppa del Mondo 1995.

Nel 2012 l'Italia gioca la sua seconda partita del torneo, dopo quella dell'11 febbraio contro l'Inghilterra, allo Stadio Olimpico, diventata la nuova casa del rugby azzurro.

I 73mila dell'impianto capitolino applaudono a scena aperta la prova da migliore in campo del pilone Martin Castrogiovanni, schierato nonostante la rottura di una costola appena un mese prima proprio contro il XV della rosa.

L'unica meta la segna Giovanbattista Venditti, oggi team manager dell'Italia, per il resto è battaglia di calci tra Bergamasco e Parks, prima che l'italo-australiano Kris Burton ponga la parola fine sul 13-6 con un altro drop entrato negli annali del Championship e dell'Italia, regalando a Jacques Brunel la prima vittoria alla guida della nazionale italiana.

Non mancano gli episodi nemmeno nel 2015, in una sfida particolare anche per i colori, con una Scozia che accoglie l'Italia in un'insolita divisa rossa.

L'Italia non vince nel torneo dal 16 marzo 2013 (22-15 contro l'Irlanda) e quel 28 febbraio coglierà la sua seconda ed ultima sinora vittoria in trasferta contro il team con la croce di Sant'Andrea, prima di un lunghissimo digiuno fino al successo di Cardiff del 2022 fatto di 36 sconfitte consecutive al Sei Nazioni.

Gli Azzurri vanno sotto con una meta d'intercetto di Bennett, su passaggio mal calibrato di Haimona, ennesimo tentativo di trovare una quadra nella direzione d'orchestra dell'attacco. La reazione è affidata ad una delle armi da sempre più solide: la maul, che manda in meta Furno.

Nel finale di primo tempo, uno degli episodi, come detto, destinati a cambiare il corso del match. Calcio di Haimona che colpisce in pieno il palo, ma mentre tutti attendono l'arrivo a terra dell'ovale, plana come un falco a tutta velocità Venditti, che si tuffa e marca alla base, in quello che - chiedere eventualmente anche agli inglesi - diventerà una sorta di marchio di fabbrica dell'ala ex Aironi, Zebre e Newcastle.

Le squadre tornano, così, negli spogliatoi sul 16-15, mentre la ripresa si apre nel segno dei cambi, il primo dei quali nell'Italia vede l'ingresso di Tommaso Allan al posto di Haimona.

Storia particolarissima la sua, secondo marcatore di sempre per la nazionale azzurra e anche nei confronti con la Scozia (75 punti a referto), tra cui 4 mete che lo pongono pure come nemico pubblico numero uno degli highlanders.

Cresciuto nel Petrarca Padova, dove giocava nella formazione femminile delle Perle Nere la mamma vicentina Paola Berlato - nazionale azzurra in campo a Riccione nella prima sfida di sempre al femminile contro la Francia nel 1985 - ma anche il papà scozzese, William, e con zio John ex nazionale per il cardo negli anni '90 (con tanto di Grande Slam 1990), 9 caps da tallonatore prima di rappresentare anche il Sudafrica per 13 volte, tanto da portare il giovane Tommaso ad indossare in giovanile la stessa divisa, prima di optare per il passaggio all'Italia.

La Scozia si vede annullare una meta ad Hogg per un precedente passaggio in avanti di Lamont e si affida al piede di Laidlaw, ma l'Italia si dimostra in giornata e determinata più che mai.

Nei concitati minuti finali, è la disciplina a tradire i padroni di casa, che rimediano un calcio di punizione mandato in touche ai cinque metri da McLean e che lascia la Scozia in quattordici per il cartellino giallo a Toolis.

Manici lancia, Furno conquista senza opposizione scozzese, maul impostata e tutti dentro a spingere, compresi i trequarti Morisi, Bisegni e Bacchin. Il mediano di mischia Gori osserva la situazione da una parte all'altra, ben consapevole tuttavia che quella palla non dovrà più uscire da lì.

La Scozia fa crollare l'avanzamento, ma l'Italia lo ricostruisce prima con Cittadini e poi con Manici, impostando un nuovo drive. Watson cede nuovamente ma questa volta l'arbitro irlandese Clancy ravvisa il fallo, dando agli Azzurri la meta di punizione che vale il sorpasso e, con la trasformazione di Allan, il 19-22 tra le urla di giubilo e le lacrime dei giocatori in campo e dei tifosi sugli spalti.

Il resto è storia più recente di record individuali, come le doppiette di Allan e Capuozzo rispettivamente nel 2018 per l'estremo del Perpignan e nel 2022 per lo scugnizzo dello Stade Toulousain, che una settimana dopo avrebbe originato la meta di Padovani del ritorno alla vittoria nel torneo al Millenium Stadium di Cardiff.

Per la Scozia, invece, è Blair Kinghorn a farsi notare e a far capire come le italiane rappresentino da sempre per lui un bottino prediletto. Dopo aver esordito a 18 anni nel 2015 con Edinburgh contro le Zebre e marcato la prima meta l'anno successivo contro Treviso, nel 2019 e nel 2023, schierato prima da ala e poi all'apertura nell'anno del dissidio tra Townsend e Russell, marca due storiche triplette contro l'Italia.

Dal 2022 le due nazionali si contendono pure un nuovo trofeo, la Cuttitta Cup, intitolata alla memoria dell'ex pilone dell'Italia e tecnico della mischia scozzese Massimo Cuttitta, scomparso l'anno prima causa Covid-19.

Per le due edizioni inaugurali, la Scozia se la aggiudica con scarti simili, 22-33 e 26-14, ma nel 2024 per la prima volta è Michele Lamaro ad alzare il trofeo sopra al cielo di Roma, riportando gli Azzurri a vincere a nove anni di distanza dall'ultima affermazione sul XV di Townsend e a dodici dall'ultimo trionfo casalingo al Sei Nazioni.

Finisce 31-29 con le mete del player of the match Brex, dell'esordiente Lynagh e di Varney, oltre ai punti al piede di Garbisi e Page-Relo, nell'ultima pagina più recente di questa storia fatta di tanti momenti indelebili, che vedrà il prossimo capitolo scritto ad Edimburgo sabato 1 febbraio.